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Le ricorrenze a Pietraperzia (EN)

Abbiamo descritto gli sfondi, passiamo ora alla gente presente, che è poca perché molti sono partiti per lavorare fuori.

Nel 1776 Frate Dionigi, lo storico a cui si deve l'opera di importanza fondamentale per la testimonianza del suo tempo e l'esegesi dei tedeschi antichi (relazione critico-storica della prodigiosa invenzione di una immagine di Maria SS. chiamata comunemente della Cava di Pietraperzia), commenta così il carattere degli abitanti:

"...d'una mente facile ad apprendere qualsivoglia cosa, benché difficile, e la mancanza della coltura fa che non tutti sieno rinomati. Eglino son troppo colerici, benché quanto tardi alla vendetta, altrettanto facili alla pietà. Universalmente sono travaglianti e nemici dell'ozio: però la maggior parte di coloro dai quali si potrebbe sperare qualche bene, son troppo, inclinati all'ozio, d'onde viene che non son di buon gusto, né d'un dilicato discernimento e non curano le glorie e i vantaggi propri non che della Patria".

A distanza di due secoli l'analisi appare ancora pertinente, fatte le proporzioni con l'aumentato numero di "coloro dai quali si potrebbe sperare qualche bene" ovverosia dei benestanti, il paese appare immerso in una beata tranquillità.

In paese la religione è ancora molto sentita, ed oltre alla messa della domenica, sempre affollata ma solo in due delle 13 chiese, ci sono ricorrenze religiose speciali per tutto l'anno, per devozioni ai Patroni e ai Santi protettori delle categorie artigianali.

La più importante però è quella del venerdì Santo, ed è anche la più caratteristica ed originale: si chiama "lu Signuri di li fasci" e, tra le processioni penitenziali della settimana santa in Sicilia, è singolare per la suggestione catartica che riesce ad evocare. La rappresentazione è astratta: più di trecento fasce di lino, che trattengono l'alto pennone del crocifisso, si muovono attraverso le strade, le discese, gli slarghi del paese con maestosità. Assumendo i sembianti di un essere fantastico e indefinibile.

Ma è il segno corale di una comunità che si muove in sapiente coordinazione.

Altre feste, a partire dell'Epifania, sono:

  • la Candelora, il 2 febbraio, in onore di San Biagio (San Vilasi);
  • il Carnevale e le Ceneri, ottenute dalla bruciatura dei ramoscelli d'olivo benedetti avanzati dalla Domenica delle Palme;
  • San Giuseppe, con la rappresentazione in costume della fuga in Egitto;
  • la settimana santa, che culmina con l'incontro (lu 'Ncontru) tra la Madonna e Cristo risorto il giorno di Pasqua;
  • San Vincenzo Ferreri, seconda domenica dopo Pasqua, patrono dei muratori e dei tecnici edili. La sera volo di piccole mongolfiere;
  • il mese di maggio, interamente dedicato alla Madonna della Cava ed unico mese di apertura della chiesetta sotterranea della Cateva, visitata dalle ragazze da marito per la recita pomeridiana del rosario in dialetto;
  • in giugno il Corpus Domini, con le prime comunioni e le cresime in gruppo;
  • San Calogero, ex voto di pane benedetto nella chiesa di S. Nicola;
  • il mese di agosto con le 2 feste patronali, la Madonna della Cava e San Rocco (fuochi di ferragosto);
  • la prima domenica di ottobre è la Madonna del Rosario, con due o tre giorni di fiera;
  • in dicembre, tra il 12 e il 13, Santa Lucia, con la sagra della cuccìa (frumento bollito e condito);
  • dal 16 al 24 dicembre la Novena di Natale, con i canti pastorali (ora per lo più sostituiti dalla Banda Musicale, o più propriamente dal simpatico Gruppo Folk) in giro per il paese presso le case che, alla porta d'ingresso sulla via (la vanedda), hanno allestito altarini di fogliame ed arance.

Avevamo dimenticato San Giovanni, il 24 giugno, con pellegrinaggio alla chiesetta campestre vicina alla sorgente che dava acqua all'abitato, aperta solo quel giorno dal Signor Bonaffini che ne è proprietario e che la persevera, con la sua famiglia, dal 1824; in questa occasione gli adolescenti preparano "u lavuriddu", facendo germogliare in piccoli vassoi, il grano, e questi campicelli di erba adornano l'altare: questo, come rito iniziatico, è antichissimo in coincidenza con il solstizio d'estate.

Poi c'è ancora San Martino l'11 novembre, con i mostaccioli di vino rosso, e San Nicola di Bari, protettore del paese fino al 1624, ed anche devozioni al di fuori del paese quali il pellegrinaggio a San Filippo Neri ad Aidone – distante circa 40 KM – nelle ore notturne del 1 maggio. Questi avvenimenti coinvolgono un po' tutti, con rituali preparatori che durano settimane, per gli appartenenti alle diverse congregazioni o parrocchie impegnati a fare più bella la festa, che regolarmente culmina, a tarda serata, nei fuochi d'artificio.

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